FAQ

Con gioco d’azzardo si intende qualsiasi tipo di gioco in cui è possibile scommettere denaro, o altri tipi di beni, sull'esito di un evento futuro, quindi, qualsiasi attività che presenti incertezza sul risultato finale si presta a scommesse, e può essere oggetto di gioco d'azzardo. Questo può ad esempio essere il caso di un gioco di società come la roulette o di una gara, come le corse dei cavalli.
Il gioco d'azzardo patologico (GAP), recentemente ridefinito disturbo da gioco d’azzardo (DSM-V) è un disturbo del comportamento che porta a una dipendenza dal gioco, in tutte le sue forme (casinò, scommesse sportive, slot machines, gratta e vinci, bingo, ecc.), e si differenzia dal gioco (d’azzardo e non) per la sua natura patologica, che consiste nell’incapacità di controllare i propri impulsi rivolti al gioco, e nell’indifferenza rispetto le vincite e le perdite. Questo disturbo condiziona la vita privata e sociale della persona e di chi gli sta accanto. È una patologia riconosciuta ufficialmente già nel 1980 dall’Associazione Psichiatri Americani, ma più recentemente è ed è stata inserita nel Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali (DSM-V) all’interno della categoria diagnostica delle dipendenze, e più nel dettaglio all’interno delle dipendenze comportamentali.
Persone in giovane età: la maggior parte dei giocatori problematici o patologici si colloca nella fascia d'età tra 20 e 50 anni MA anche gli anziani possono andare incontro a GAP; persone di sesso maschile: gli uomini sono più propensi delle donne a giocare d'azzardo MA le donne tendono ad essere meno attratte dal gioco d’azzardo e sviluppano problematiche gioco d’azzardo correlate in età più avanzata; persone con bassa autostima e con un carattere impulsivo; Persone con familiarità (nel proprio nucleo familiare) per Gioco d’Azzardo Patologico; persone affette da altre patologie o da disturbi psichiatrici (ADHD, Disturbo Borderline di personalità, Disturbo da dipendenza da sostanze); persone in trattamento con farmaci dopamino-agonisti (ad esempio per la cura della malattia di Parkinson).
A differenza del giocatore “sano” e del giocatore professionista, quello patologico presenta caratteristiche ben precise: sia che vinca sia che perda l’importante è continuare a giocare; non si ferma quando vince e non impara quando perde, è sempre convinto di poter recuperare una grande perdita con una super vincita; il gioco prima di tutto, per famiglia, amici e studio/lavoro il tempo non è mai abbastanza; gioca somme superiori a quelle prefissate e spesso a quelle che si può permettere; prova una tensione piacevole-dolorosa tra la puntata e il risultato, è quello in realtà il momento più intenso di tutta la giocata; scambia il caso con l’abilità, il giocatore patologico è sempre convinto di aver trovato “il sistema” per riuscire a fare jackpot; presenta nella quotidianità comportamenti contrastanti, ad esempio spende tutto nel gioco ma poi cerca il risparmio al supermercato; non è in realtà un bugiardo però mente in continuazione, le bugie sono l’unica risposta che trova di fronte alle domande e ai debiti.
Secondo uno studio del 2010, circa 500.000 persone in Italia, di età compresa tra i 18 e i 74 anni, hanno avuto comportamenti di gioco problematico (Università La Sapienza di Roma). Attualmente, in Italia, sono circa 5 mila le persone in trattamento per GAP, in quasi 200 servizi territoriali (Relazione Annuale al Parlamento,2012). Nel Friuli Venezia Giulia, le prese in carico dalle strutture competenti sono, solo nel 2014, 390 utenze. Nella provincia di Trieste invece, si sono rivolte ai servizi nel 2014 ben 118 persone affette da questa patologia. Nella popolazione studentesca i soggetti a rischio minimo sono 170 mila e 90 mila sono i soggetti problematici (Espad IFC/CNR,2011).
Attualmente, nel nostro paese il gioco d’azzardo è legalizzato, e giocare d’azzardo non porta necessariamente a sviluppare una patologia. D’altro canto tutti i dispositivi per effettuare scommesse sono volutamente progettati per attrarre il maggior numero di “clienti”, e condurre il giocatore in uno stato in cui è molto semplice perdere la cognizione del denaro speso e delle conseguenti perdite. Inoltre la vigente legislazione impedisce da un lato l’apertura di casinò ma dall’altro non proibisce la diffusione sul territorio di punti slot, e centri scommesse, oltre a permettere la pubblicità di lotterie e siti online riguardanti il gioco d’azzardo. La complessità del gioco e la presunta facilità di vincita portano quindi le persone a scommettere, sovrastimando le reali probabilità di vittoria, in molti casi affidandosi a strategie specifiche basate su basi matematiche semplificate.
Recentemente la maggior attenzione nei confronti di questa patologia ha permesso di evidenziare alcune caratteristiche in comune con i più “classici” disturbi da dipendenza. In modo simile all’abuso di sostanze, il gioco modifica il normale equilibrio della persona, che ripete il comportamento di gioco per provare nuovamente sensazioni piacevoli. Infatti il giocatore patologico deve giocare sempre più spesso per raggiungere le sensazioni piacevoli che lo hanno condotto alla dipendenza, trovando sempre più difficile resistere alla tentazione di giocare. Quindi sebbene non vi sia la diretta assunzione di una sostanza, il gioco d’azzardo patologico rientra nella categoria delle dipendenze da comportamento, poiché è proprio la ripetizione del comportamento disfunzionale, al pari della ripetuta assunzione di una sostanza, che comporta la patologia.
Il gioco d’azzardo patologico è attualmente l’unica dipendenza da comportamento inserita ufficialmente tra le diagnosi del DSM-V. Ciononostante, la comunità scientifica ha evidenziato altre modalità di comportamento, tipiche delle abitudini della società odierna, che rientrerebbero in questo tipo di dipendenze: internet addiction disorder (IAD) o dipendenza da internet; shopping compulsivo; dipendenza sessuale; workaholic o dipendenza dal lavoro; dipendenza da sforzo aerobico.
Le possibilità per intervenire in maniera efficace sono molte. Le strutture presenti sul territorio infatti offrono diversi servizi che mirano ad agire sulla persona e sulle famiglie. Il percorso di intervento viene concordato con la persona, sulla base della sua storia personale, della sua motivazione e delle esigenze lavorative, familiari e sociali. Diverse figure professionali cooperano per un approccio integrato, offrendo alla persona varie tipologie d’intervento che vengono combinate in un percorso costruito ad hoc per l’utente. Tra questi, citiamo: terapia individuale; terapia familiare; terapia di gruppo; gruppi di auto-aiuto; sostegno legale; amministratore di sostegno.
La comunità scientifica ha preso coscienza della reale diffusione di questa problematica solo in tempi recenti, ma la letteratura, il cinema e più in generale i media hanno, in diverse occasioni, dato una loro personale lettura del fenomeno.